lunedì, novembre 27, 2006

i giovani e la politica

Il primo giorno dell'attuale legislatura, era il maggio del '96, venne descritto da tutti i giornali come una grande rimpatriata. I banchi del P.D.S., il Partito di maggioranza relativa, e quelli di Rifondazione Comunista, erano pieni di ex iscritti alla F.I.G.C., la potentissima organizzazione giovanile del P.C.I. degli anni Sessanta e Settanta. I resoconti parlavano di baci e abbracci, pacche sulle spalle e ricordi carichi di nostalgia, all'insegna del "come eravamo". Gesti analoghi a quelli di chi si rincontrava sui banchi di Alleanza Nazionale, dopo essere cresciuto nelle fila del Fronte della Gioventù o di buona parte degli ex democristiani, allevati nelle A.C.L.I. e nell'Azione Cattolica. Il nuovo gruppo dirigente degli anni Novanta insomma, risultava composto in gran parte dai figli delle organizzazioni giovanili di partito o vicini alla Chiesa, ex ventenni che si erano avvicinati alla politica in anni di grandi passioni, ideali forti, progetti di cambiamento, e che il mestiere avevano cominciato ad apprenderlo, fin da giovanissimi, un passo per volta. Oggi invece il panorama sembra mutato radicalmente e immaginare che la classe politica del 2010 possa percorrere le stesse strade è per lo meno arduo. Le organizzazioni giovanili di partito sono praticamente estinte, e anche quelle cattoliche non godono di ottima salute. Del resto, come testimoniano i sondaggi, le ricerche sociologiche, e finanche i dati di affluenza alle urne; è la politica stessa ad esercitare minor fascino rispetto al passato, su tutti e per primi sui giovani. Colpa delle grandi opzioni ideali, dei programmi dei partiti, che tendono ad assomigliarsi? Di Tangentopoli? È possibile. Resta il fatto che oggi la politica interessa sempre meno i giovani, che non riescono ad interpretarne il senso e a comprenderne i valori.