mi farò qualcuno che appena conosco giusto per ridergli in faccia dopo che sono venuta e fargli capire che per me è stata solo una scopata. viva le donne
Nella puntata di stasera, 8 marzo, che è stata registrata ieri sera, 7 marzo, non è stata posta una domanda all'ospite Sarah Viola che alcuni ragazzi della Redazione (tra cui il sottoscritto) avevano preparato ed inserito in scaletta. La domanda riguardava il rapporto tra la disparità di diritti delle donne rispetto agli uomini (tema centrale del primo blocco della trasmissione) e le religioni, in particolare per quanto riguarda il Cattolicesimo (religione fortemente centralizzata su figure di comando maschili) e l'Islam (circa l'uso oppressivo che certe correnti oltranziste e tradizionaliste fanno del velo). La domanda non aveva alcun intento provocatorio o offensivo, ma voleva essere solo un ulteriore chiarimento - di stampo prettamente culturale - del problema affrontato. Motivo del divieto di porre la domanda, brutalmente cancellata dalla scaletta dal conduttore Gianni Decimo, ci è stato detto essere la linea editoriale del programma dettata dalla direzione di Bergamo Tv, linea che non prevede la trattazione di temi quali la religione, Cristianesimo e Islamismo in primis. Partendo dal presupposto che in una televisione che si definisce libera non esistono temi che non possono essere trattati ma semmai MODI (più o meno consoni) in cui questi temi vanno affrontati, quello che è successo durante la preparazione della puntata dell’8 marzo non è nient’altro che un atto di deliberata censura, che colpisce la libertà di pensiero e di espressione dei ragazzi della Classe, ben lontani dalla definizione di “padri-padroni” del programma usata dal conduttore Decimo all’inizio di questa puntata. Scrivo tutto questo per una questione di rispetto e di libera informazione nei confronti di chi da casa segue la trasmissione, perché se è vero che in una tv commerciale conta l’intrattenimento, è anche vero che sarebbe buona cosa intrattenere in modo onesto. “L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo” diceva Pasolini. Nel nostro piccolo qualcosa di simile è successo. Ogni altro commento è superfluo.
Ha omesso qualche piccolo particolare, caro Barachetti. Provvedo io, in nome della mia partecipazione al programma e di parte in causa nell discussione. Cari telespettatori, non è una novità che la linea editoriale di Bergamo Tv e de "L'Eco di Bergamo" sia in linea con il nostro editore, ossia la curia di Bergamo. Non è mai stato detto che non si può parlare di religione in quanto tale, dal momento che in altre trasmissioni del palinsesto si affronta l'argomento con serenità, ma semplicemente che con la nostra ospite di ieri, Sarah Viola, era assolutamente non pertinente. Per dovere della stessa cronaca che si arroga il Signor Barachetti, vorrei far notare che il lavoro di redazione prevede che vi sia un curatore che decide più o meno definitivamente quali temi affrontare e in che modo: se il Signor Barachetti avesse mai lavorato in una redazione vera e quotidianamente si sarebbe conto che è la normalità e non fascismo. Dopodichè è bene che sia di dominio pubblico che la persona di Luca Barachetti è andata ben oltre la civile convivenza e dialettica tra le parti, che tra l'altro si erano convinte della necessità di cambiare modo di rapportarsi ai ragazzi della redazione. Il Signor Barachetti ha INSULTATO pesantemente me, Anna Desiderio, dicendo che sono ai piani alti, e quindi raccomandata, e il conduttore stesso dicendo che è una persona deplorevole, di merda, un fascista. Si è superato il limite della decenza e del vivere civile. Penso che chi insulta, anche se prima ha espresso una posizione legittima, passi dalla parte del torto immediatamente. Penso, inoltre, che ognuno sia liberissimo di non aderire alla politica della nostra azienda ma deve avere i cosiddetti COGLIONI di essere coerente con le sue idee e alzarsi e andarsene. Credo anche che ci sia molta più dignità in un ottimo lavoratore, quale mi arrogo di essere, che in una persona che usa i termini che ha usato il Signor Barachetti. La mia dignità e la mia coerenza si basano su una continuità con la mia persona non con una ideologia. Invito infine tutti a riflettere che ci possono essere tutte le discussioni che legittimamente vogliamo, ma quando si supera il limite della decenza e si sfocia nella maleducazione non si torna più indietro. Il mondo, caro Signor Barachetti, non si cambia a suon di porconi. Non si cambia neanche essendo supini, è vero, ma almeno noi si cerca di essere UOMINI non dico normali....DECENTI, nel nostro piccolo. Molto Lieta Anna Desiderio
concordo con Anna! Come ha giustamente ricordato ieri Gianni, noi siamo degli ospiti, questo non vuol dire sminuirci perchè siamo degli aiuti preziosi per il programma, ma d'altrocanto non possiamo arrogarci il diritto di prendere decisioni definitive! Se non è il momento per dire una cosa non si dice! Ed è alla persona di Gianni a cui dobbiamo fare riferimento perchè è lui responsabile di noi e della trasmissione! E' spettacolo, è televisione, ed è soprattutto rispetto...anche io posso non essere d'accordo su certe scelte editoriali ma non sta a me cambiare tutto; se partecipo alla classe accetto automaticamente anche le sue "regole";se io decido di prestare il mio contributo alla classe di conseguenza devo attenermi a dei protocolli, anche a costo di dover sacrificare la mia espressività! Indipendentemente dall'argomento di cui si voleva parlare, se la scelta definitiva è no, noi possiamo parlarne tranquillamente ma non possiamo diventare le Giovanna d'Arco della situazione (anche perché Luca vestito come la Giovanna non ce lo vedo proprio) Per quanto riguarda gli attachi personali non metto parola, però sono stati caro di cattivo gusto.
Non credo che ai telespettatori interessi cosa ci siamo detti durante il confronto sulla puntata dedicata alla donna. Non almeno per quanto concerne i motivi della censura della domanda sulla religione. Sono fatti interni alla Redazione, che internamente sarebbe forse meglio discutere, e non su uno spazio pubblico quale è il blog. Comunque ognuno decide di dire ciò che vuole come e dove gli pare, quindi - per quanto mi è possibile dopo ciò che ho appena detto - rispondo. E rispondo confermando tutto ciò che ha detto Anna sui miei insulti. Li ho detti, ripetuti, e ripetuti ancora. Tutti meno uno: non ho detto ad Anna di essere una raccomandata. Forse ha capito così quando ad un certo punto della discussione ho sottolineato la sua parziale estraneità alla Redazione, il suo porsi – per motivi che il rispetto della privatezza altrui mi induce a non dire – “al di sopra di noi tutti”. Se il messaggio passato è stato quello di un accusa di raccomandazione, mi scuso: non avevo proprio quell’intento. Gli altri però li ho detti, perché questo è esattamente il mio parere sull’atteggiamento assunto da parte di chi ha deliberatamente censurato la domanda sulla religione della puntata sull’8 marzo. E rivendico il diritto di esprimere ciò che penso, a costo di essere offensivo, scurrile, indecente anche. Esiste una sola arma quando il potere abusa della propria natura fino a non lasciare spazio di manovra ed espressione – perché è questa la conseguenza di un divieto a non poter affrontare certuni argomenti quale è stato quello che parte della Redazione ha subito – ed è l’insulto, l’offesa, che smaschera perfettamente, per-quello-che-è, chi soverchia l’altro.E’ questo il meccanismo messo in pratica, per fare un esempio, dalla satira. E’ solo perbenismo e disonestà intellettuale dire che chi insulta passa automaticamente dalla parte del torto. Se il pensiero sul comportamento di una persona è formato da parole insultorie bisognerebbe forse non esprimere quel pensiero? O bisognerebbe forse esprimerlo con altre parole (che però non hanno mai lo stesso significato di quelle che originariamente formavano quel pensiero)? Sì, ci si può attenuare se c’è possibilità di un dialogo e di un confronto. Ma non c’è alcuna possibilità di dialogo dignitoso se una delle due parti mette sul tavolo delle specie di tabù, o dei diktat scarsamente motivati e tenuti in piedi soprattutto da arroganza e abuso di potere. Al di là di questo, non metto in dubbio che in altre trasmissioni di Bergamo Tv si parli serenamente di religione. D’altra parte serenamente ne volevamo parlare anche noi, tanto che la domanda sul tema religione-diritti della donna nella scaletta originaria era una sola, constatatoria, tutt’altro che spigolosa, e sufficientemente motivata. Ma probabilmente se in altre trasmissioni se ne parla serenamente (ma anche liberamente?) nella nostra non è possibile. La scusante della pertinenza non regge: Sarah Viola è una psicologa, e come tale si occupa anche delle influenze che la cultura ha sulla psicologia dell’uomo, sulle sue dinamiche e sul suo modo di comportarsi in società. Essendo il problema “diritti della donna” un problema di società, ed essendo la religione una componente della cultura di ogni nucleo sociale, la domanda era assai pertinente – spero che tutto ciò che fosse già sufficientemente chiaro alle parti in causa prima di questa mia spiegazione: mi stupirei altrimenti, in particolare per il ruolo che hanno nella trasmissione. Non sarebbe stata invece pertinente se avessimo chiesto alla signora Viola una domanda di stampo teologico, antropologico, mitologico (tutti campi con cui la religione ha a che fare) ma così non è stato. Il curatore della trasmissione poi può prendere tutto le decisioni che vuole e con un grado di definitività totalmente a suo piacimento. Ma se la decisione non è sorretta da motivazioni (se non un imbarazzante “perché così ho deciso io”) o è sorretta da motivazioni che non reggono al confronto con quelle di chi la domanda l’ha scritta, l’atto di esclusione della domanda è censura, abuso di potere, e chi subisce ha tutto il diritto e il dovere di denunciare. Poi si può continuare a recriminare insulti, offese, anche inesperienza, ma rimane la realtà dei fatti e soprattutto la mancanza nella puntata in onda questa sera di una domanda fondamentale dal momento in cui si decide di affrontare – seriamente (e aggiungo rispettosamente nei confronti delle donne) – un tema simile. Detto questo, è ovvio che in seguito a queste mie critiche io me ne debba coerentemente andare. Sono stato silenziosamente presente alla registrazione della puntata in questione per non creare problemi di pubblico e di vuoti di sedie a chi si occupa di queste cose, ovvero Elena Perletti, a cui avevo assicurato la mia presenza prima che tutto questo accadesse. Ma il problema è che non me ne posso neanche andare perché, come si dice, il lupo perde il pelo ma non il vizio. E questa volta il vizio non è stato censurare una domanda, ma mandare a casa chi quella domanda – e queste critiche – ha portato avanti. Il mondo, è vero, non si cambia a suon di porconi – almeno non solo: anche se una certa dose di rabbia aiuta a rompere il silenzio, che nella redazione del programma a volte è un po’ eccessivo – ma neanche mandando avanti i parenti lo si migliora granchè. Visto l’andazzo, la prossima volta risponderà mia madre. O un mio cugino.
non so chi sia luca barachetti, ma lo ritengo il più onesto di quanti hanno scritto. Ha il coraggio di dire quello che pensa e di esporsi. permettimi, caro luca, di farti i complimenti da parte di una persona non più giovane che ha vissuto qualche episodio poco piacevole. perderai qualche "amicizia" ma ha guadagnato la tua onestà e a lungo andare tutto questo paga.
Mi permetto di dire la mia dato che sono stato interpellato da una studentessa che partecipa al programma (mi perdonerà se non cito il nome -non me lo ricordo:(-). Ora a parte le polemiche e i dissidi io credo che si debba lavorare invece che provocare e fare attivismo, lo si può sempre fare in altri luoghi. Credo piuttosto che si possa arrivare a un 'odiato' compromesso se si cerca di mettersi d'accordo con il conduttore-direttore del laboratorio per quello che riguarda il taglio delle domande. Alla fine mi è sembrato di capire che non dipende da lui il fatto che in questa emittente non si possano toccare certi temi, tuttavia si piò secondo me parlarne usando degli stratagemmi, insomma usare la capa. Di intelligenza siamo dotati un po' tutti -chi più chi meno- per cui credo che si possa arrivare ad un punto di accordo quando si trovi un modo per interrogare un ospite senza dare fastidio ai direttori dei piani alti, ovvero coloro che finanziano il programma. Da qui ognuni traccia le proprie conclusioni, io non mi permetto di giudicare né di intromettermi in problemi non miei dato che ne ho già abbastanza. Un saluto
No io invece penso che Luca, che non conosco personalmente ma ho capito chi è, non abbia dimostrato di essere onesto con se stesso ma di essere un gran cafone. Mi spiego: avrebbe dimostrato di essere onesto con se stesso se avesse fatto la scelta di andarsene perchè non si sentiva a suo agio! Ma l'insulto è SEMPRE SEMPRE SEMPRE sbagliato. Non c'ero alla riunione di redazione ma anche se hai ragione, Luca, nel dire che ti sei trovato di fronte un muro e un abuso di potere, pensi di aver migliorato la situazione insultando? pensi di essere stato un interlocutore con cui si potesse parlare? Gli insulti non pagano MAI! e scendi dal pero perchè i tuoi discorsi mi sembrano pieni di belle parole ma poco aderenti alla realtà.
Per Gabriele: nessuno vuole fare dell’attivismo. Nella preparazione delle scalette di altre puntate ho accettato compromessi, com’è giusto che sia in una rete che ha una certa linea editoriale e in un programma che ha un certo target. Ma qui non si è trattato di discutere sul taglio della domanda: la domanda è stata proprio tolta di peso senza addurre alcun motivo plausibile ma solo per abuso di potere. Quindi non si è discusso per arrivare ad un compromesso sul ‘come’ porre la domanda ma si è proprio sradicato il ‘cosa’, ovvero la domanda stessa, ponendo addirittura un divieto lessicale (vietate le domande contenenti parole quali ‘religione’, ‘Cristianesimo’, ‘Islam’). Trovo assai difficile in questo modo arrivare ad un compromesso e riuscire a porre la domanda.
Per Federica: come ho spiegato nell’intervento precedente non sono andato immediatamente via perché chi organizza le puntate contava sulla mia presenza fisica in trasmissione (cioè occupare uno dei venticinque posti che compongono il pubblico del programma). Dalla prossima puntata non ci sarò più. Non sono stato un interlocutore con cui si potesse parlare, almeno non per tutta la durata della discussione sulla domanda, perché di fronte ad un atto di censura bella e buona non vedo cosa ci sia da discutere. L’unica cosa da fare è esprimere il proprio parere sull’atto di censura, ed è quello ho fatto in modo totalmente coincidente con ciò che pensavo, sia a livello di stato d’animo che di concetti. Mi spiace, per concludere, che i miei discorsi ti sembrano poco aderenti alla realtà. Spero però che tu abbia letto tutto ciò che ho scritto. Avendomi appena accusato di un fatto che ho già giustificato si supporrebbe il contrario.
Ciao Luca, volevo solo farti notare un'ultima cosa: Elena Perletti ha cercato di porre la domanda in modo diverso ma tu ti sei impuntato dicendo che non era la stessa domanda...quindi non venire a dire che non si è cercato di sistemarla! E' ovvio che la corda quando la tiri troppo si spezza, ma il tentativo, anche se solo da parte di Elena, c'è stato... SINCERAMENTE? a me è parso solo un pretesto il tuo perchè, ripeto per l'ennesima volta, il nostro editore lo conoscete e ti assicuro che è lo stesso dall'inzio della vita sulla terra (visto che l'ha creata lui ahahaha): come ha detto Giamma si sapeva che è così, o lo accetti fin da subito o nessuno ti obbliga non solo a restare, ma anche proprio a partecipare! Non è una provocazione, dico sul serio! Se a me nn piace cosa fa e come lo fa un'azienda non ci metto piede...nel momento in cui ci entro vedo di adeguarmi. Detto questo cmq io ho finora parlato solo per me e non per Gian, con il quale non è un mistero che sto insieme.. Vedi, io sono molto attaccata a questa trasmissione per quello che mi ha dato! Ti sembrerà assurdo quello che sto per dire ma amo a tal punto il mio lavoro da considerarla una grande palestra di professione, e, perchè no, anche di vita: da quando sto qui sono molto meno netta nelle mie posizioni. Mi sono defilata dalla classe quest'anno, forse a tal punto da sembrare su un altro piano, per non creare conflitti di interesse e nel rispetto delle mie scelte personali. Ciò che fa male al mondo delle donne, al di là del Cristianesimo al centro della querelle, è lo stereotipo che una donna stia con un suo "superiore" -che poi tale non è- per avere qualcosa in cambio... Facendo un passo in dietro, questa trasmissione resta in un certo senso una creatura anche mia, o meglio io sono cresciuta con lei! Sai cosa non ho visto in alcuni, non tutti, ragazzi di quest'anno? L'UMILTA' di ammettere che forse qualcuno che ha più esperienza di te può insegnarti qualcosa. Io l'anno scorso pendevo dalle labbra di Leandro come professionista (come uomo non ci conosciamo) e anche se cassava o stravolgeva la scaletta -i cazziatoni li abbiamo subiti anche noi- per me non c'erano problemi, anzi, mi fidavo.. Sono una persona profondamente arrogante ma nel lavoro sono una spugna e prendo tutto da tutti! Quest'anno invece ho visto un'attenzione particolare al gossip o al riflettore, con alcune persone che credono di saper fare una scaletta non si sa per quale motivo (io e i miei colleghi veterani ci abbiamo messo 1 anno e mezzo), e molto poco attente invece all'aspetto formativo che ha questa esperienza! Perchè invece di guardare il contenuto di una scaletta che è opinabile non si guarda alla forma? all'imparare a scriverla? E' come fare dei temini in più a casa che ti servano come esercizio e che non necessariamente devono riportare la tua firma... Non dimentichiamoci, infine, che il mondo della comunicazione è molto vasto e che questa in fin dei conti è una trasmissione televisiva e, che piaccia o no a noi giornalisti, ha scopi, tecniche, modalità diversi della carta stampata: è così deprecabile imparare una cosa in più invece di opporvisi?
Quando viene impedito di pronunciare una parola o di citare un concetto è impossibile fare una domanda in cui quella parola o quel concetto sono necessari. Tanto è vero che tutti i tentativi di riformulazione di Elena durante la riunione di redazione hanno partorito domande ben diverse da quella pensata da alcuni di noi. Prendo atto che se quella applicata alla domanda è una forma di censura allora nella politica dell’azienda Bergamo Tv c’è anche la censura, metodo che non pensavo esserci una volta entrato a far parte della redazione. Comunque come ho già ribadito varie volte non farò più parte della redazione, anche perché mi è stato detto di andarmene – sorvolo sui modi e i metodi usati, davvero ridicoli, con i quali mi è stato fatto presente. L’umiltà, poi, è sempre apprezzabile, ci mancherebbe, però io di insegnamenti su come scrivere la scaletta non ne ho ricevuti. Nessuno appena arrivato mi ha detto si fa così, così e così, ho tentato di farmi un’idea della cosa e ho agito di conseguenza (giusto Elena ha risposto con molta disponibilità ad ogni mia domanda: la ringrazio, ma altri consigli non ne ho ricevuti). Quindi se dovessi fare un bilancio del tempo passato a lavorare a Bergamo Tv non metterei alcuna “formazione” nel senso originale del termine, ma piuttosto un’esperienza “vissuta” che, come ogni esperienza, ha generato in me opinioni, sensazioni e qualche insegnamento, ma comunque “indiretto” e non indirizzato e sistematico come dovrebbe essere quello di un vero laboratorio giornalistico. Spero di essere stato chiaro. Hai ragione a dire che la forma è importante, ma per quanto mi riguarda è ancora più importante la libertà di porre domande, sempre che esse siano pertinenti e rispettose nella forma e nel contenuto – come del resto lo era quella in questione. Per quanto mi riguarda la discussione con te su questo tema finisce qui, perché non credo abbiamo molto altro da dirci e soprattutto, nonostante i tuoi vari interventi, non mi sembri così vogliosa di confrontarti veramente su cosa sto affermando: basta contare le affermazioni mie a cui non hai risposto e la continua tiritera dell’andarmene che dal primo intervento ripeti. Quindi grazie e buona continuazione nella Classe.
Ho avuto poco tempo per frequentare il laboratorio giornalistico. Studio scienze della comunicazione anch'io, ma non ho partecipato in veste di tirocinante. Tuttavia, facendo riferimento a un minimo di capacità di cogliere aspetti che sono evidenti di per se stessi, e riportando qua e là confidenze e opinioni che mi sono state esposte vis a vis da quanti hanno avuto la gentilezza di spiegarmi i meccanismi di funzionamento della trasmissione e di tutto quel che ci sta dietro, mi sembra di poter affermare una serie di cose che per comodità elenco di seguito punto per punto:
- c'è una tendenza da parte dei responsabili de "la classe non è acqua" ad essere più realisti del re. Non sono molto convinto del fatto che nella puntata di ieri non potessero essere nominate i termini - e le questioni - "religioni, cristianesimo, Islam", per imposizioni "vescovili" (ovvero editoriali). La riprova è che nella copertina s'è parlato non solo di religione, ma persino di streghe, e in chiave positiva! S'è detto che "religioni, tradizioni e superstizioni, sono state ostacolo all'emancipazione femminile". Ora: se ci fosse davvero un editore così accanito e attento a ogni singola virgola, la testa del conduttore sarebbe sul suo piatto, perché nemmeno negli ambienti del progressismo cattolico si usano lodare le lotte delle streghe per l'emancipazione femminile e del femminismo in genere. Questo è un fatto. Dal punto di vista dei contenuti affermazioni del genere non sono in linea con un'oppressiva linea editoriale conservatrice. Le cose, dunque, sono due: o questa linea non esiste, oppure chi dovrebbe controllare controlla male o controlla solo quello che fa comodo a lui, magari perché c'è un antipatia (legittima, per carità) e una prevenzione (idem) nei confronti di chi propone certi temi.
- il rispetto della linea editoriale è obbligatorio per chiunque sia "ospitato" nella struttura di qualcun altro. Ma questa linea editoriale non può essere generica e fluttuante e citata di tanto di tanto quando fa comodo. Dev'essere una cosa chiara a tutti e spiegata a tutti quando entrano in redazione. Se ci sono parole o temi che non si possono trattare - e a me, ripeto, pare non ci siano, dato che anche ieri nella copertina s'è fatto riferimento a tematiche religiose senza problemi - vanno elencate per filo e per segno a chiunque si approcci al laboratorio. Appellarcisi di volta in volta è un po' ambiguo e non del tutto credibile. Specialmente se si dice che di religione non si può parlare, e poi si fa una copertina nella quale si parla male di "religioni e tradizioni" (se il Vescovo ha visto la puntata sarà caduto dalla sedia).
- quando si presentano dei punti da chiarire il responsabile del laboratorio dovrebbe prendersi la responsabilità di spiegare le proprie decisioni al resto della classe. Magari si scrivono delle scalette, e poi queste vengono ribaltate o riarrangiate senza motivazioni apparenti, e senza che vi sia un confronto con chi la scaletta l'ha preparata. Non serve dire che non è correttissimo e che non è rispettoso del lavoro di chi partecipa al laboratorio. La cosa che stona di più però, stona dal punto di vista professionale: se non ci si prende il tempo necessario a spiegare ai ragazzi come mai certe domande non vanno bene, che valore ha dal punto di vista formativo fare pare della redazione de "la classe non è acqua"? I ragazzi che partecipano hanno il diritto di far parte di un laboratorio giornalistico vero e proprio, a una cosa seria, e non a una cosa improvvisata. Mi sembra invece che si sia un po' configurata una situazione "do ut des": "io mi becco i crediti del tirocinio, non sono obbligato ad impegnarmi durante le ore di redazione ma solo a presenziare, e tu hai l'opportunità, in virtù della mia "presenza-assenza", di gestire la trasmissione secondo i tuoi canoni e le tue idee". In quest'ottica il rispetto della linea editoriale, forse, c'è, ma il rispetto per l'università che è convinta di mandare persone a imparare il lavoro di autore e giornalista televisivo e per i ragazzi che vorrebbero un confronto diretto coi professionisti e non solo accumulare esperienze per osmosi, dov'è?
- ho molto rispetto per quello che ha scritto Anna. Io, nella mia breve e nemmeno troppo intensa esperienza giornalistica, ho di fatto avuto due editori cattolici (che talvolta hanno creato problemi sulla linea editoriale, talvolta invece no), e ben comprendo discorsi sui compromessi e tutto quel che ne consegue. Ma a maggior ragioni mi stupisco di questo clima che (e non faccio riferimento ad Anna, ma ad altri, a quel che ho letto nei commenti e a quel che ho sentito in trasmissione) sembra dire: "eh, cosa volete? Purtroppo il nostro editore è il Vescovo". Almeno fate finta di trovarvi bene, no? Anche solo per una questione di forma. Non credo che il Vescovo sarebbe contento di sapere che direttamente o indirettamente lavorano per lui persone che poi su uno spazio pubblico come questo blog affermano neanche tanto implicitamente che avere a che fare con la Curia di Bergamo è un peso o una catena legata al collo.
- in definitiva mi sembra che sia più uno scontro tra concezioni di trasmissione e televisione interni alla redazione, che poco hanno a che fare con la linea editoriale. C'è chi vorrebbe una trasmissione un po' più impegnata e d'approfondimento, e chi la predilige molto easy e d'intrattenimento. Siccome a ogni puntata si esordisce dicendo che "i padroni di casa sono i ragazzi", sarebbe stato giusto che non si fosse rifuggiti da un confronto sulla linea della trasmissione.
20 Comments:
mi farò qualcuno che appena conosco giusto per ridergli in faccia dopo che sono venuta e fargli capire che per me è stata solo una scopata.
viva le donne
Sesso
Droga
e Rock 'n Roll!
Nella puntata di stasera, 8 marzo, che è stata registrata ieri sera, 7 marzo, non è stata posta una domanda all'ospite Sarah Viola che alcuni ragazzi della Redazione (tra cui il sottoscritto) avevano preparato ed inserito in scaletta. La domanda riguardava il rapporto tra la disparità di diritti delle donne rispetto agli uomini (tema centrale del primo blocco della trasmissione) e le religioni, in particolare per quanto riguarda il Cattolicesimo (religione fortemente centralizzata su figure di comando maschili) e l'Islam (circa l'uso oppressivo che certe correnti oltranziste e tradizionaliste fanno del velo). La domanda non aveva alcun intento provocatorio o offensivo, ma voleva essere solo un ulteriore chiarimento - di stampo prettamente culturale - del problema affrontato. Motivo del divieto di porre la domanda, brutalmente cancellata dalla scaletta dal conduttore Gianni Decimo, ci è stato detto essere la linea editoriale del programma dettata dalla direzione di Bergamo Tv, linea che non prevede la trattazione di temi quali la religione, Cristianesimo e Islamismo in primis.
Partendo dal presupposto che in una televisione che si definisce libera non esistono temi che non possono essere trattati ma semmai MODI (più o meno consoni) in cui questi temi vanno affrontati, quello che è successo durante la preparazione della puntata dell’8 marzo non è nient’altro che un atto di deliberata censura, che colpisce la libertà di pensiero e di espressione dei ragazzi della Classe, ben lontani dalla definizione di “padri-padroni” del programma usata dal conduttore Decimo all’inizio di questa puntata.
Scrivo tutto questo per una questione di rispetto e di libera informazione nei confronti di chi da casa segue la trasmissione, perché se è vero che in una tv commerciale conta l’intrattenimento, è anche vero che sarebbe buona cosa intrattenere in modo onesto. “L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo” diceva Pasolini. Nel nostro piccolo qualcosa di simile è successo. Ogni altro commento è superfluo.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Ha omesso qualche piccolo particolare, caro Barachetti. Provvedo io, in nome della mia partecipazione al programma e di parte in causa nell discussione.
Cari telespettatori, non è una novità che la linea editoriale di Bergamo Tv e de "L'Eco di Bergamo" sia in linea con il nostro editore, ossia la curia di Bergamo. Non è mai stato detto che non si può parlare di religione in quanto tale, dal momento che in altre trasmissioni del palinsesto si affronta l'argomento con serenità, ma semplicemente che con la nostra ospite di ieri, Sarah Viola, era assolutamente non pertinente. Per dovere della stessa cronaca che si arroga il Signor Barachetti, vorrei far notare che il lavoro di redazione prevede che vi sia un curatore che decide più o meno definitivamente quali temi affrontare e in che modo: se il Signor Barachetti avesse mai lavorato in una redazione vera e quotidianamente si sarebbe conto che è la normalità e non fascismo.
Dopodichè è bene che sia di dominio pubblico che la persona di Luca Barachetti è andata ben oltre la civile convivenza e dialettica tra le parti, che tra l'altro si erano convinte della necessità di cambiare modo di rapportarsi ai ragazzi della redazione.
Il Signor Barachetti ha INSULTATO pesantemente me, Anna Desiderio, dicendo che sono ai piani alti, e quindi raccomandata, e il conduttore stesso dicendo che è una persona deplorevole, di merda, un fascista.
Si è superato il limite della decenza e del vivere civile. Penso che chi insulta, anche se prima ha espresso una posizione legittima, passi dalla parte del torto immediatamente.
Penso, inoltre, che ognuno sia liberissimo di non aderire alla politica della nostra azienda ma deve avere i cosiddetti COGLIONI di essere coerente con le sue idee e alzarsi e andarsene.
Credo anche che ci sia molta più dignità in un ottimo lavoratore, quale mi arrogo di essere, che in una persona che usa i termini che ha usato il Signor Barachetti.
La mia dignità e la mia coerenza si basano su una continuità con la mia persona non con una ideologia.
Invito infine tutti a riflettere che ci possono essere tutte le discussioni che legittimamente vogliamo, ma quando si supera il limite della decenza e si sfocia nella maleducazione non si torna più indietro.
Il mondo, caro Signor Barachetti, non si cambia a suon di porconi. Non si cambia neanche essendo supini, è vero, ma almeno noi si cerca di essere UOMINI non dico normali....DECENTI, nel nostro piccolo.
Molto Lieta
Anna Desiderio
concordo con Anna! Come ha giustamente ricordato ieri Gianni, noi siamo degli ospiti, questo non vuol dire sminuirci perchè siamo degli aiuti preziosi per il programma, ma d'altrocanto non possiamo arrogarci il diritto di prendere decisioni definitive! Se non è il momento per dire una cosa non si dice! Ed è alla persona di Gianni a cui dobbiamo fare riferimento perchè è lui responsabile di noi e della trasmissione! E' spettacolo, è televisione, ed è soprattutto rispetto...anche io posso non essere d'accordo su certe scelte editoriali ma non sta a me cambiare tutto; se partecipo alla classe accetto automaticamente anche le sue "regole";se io decido di prestare il mio contributo alla classe di conseguenza devo attenermi a dei protocolli, anche a costo di dover sacrificare la mia espressività! Indipendentemente dall'argomento di cui si voleva parlare, se la scelta definitiva è no, noi possiamo parlarne tranquillamente ma non possiamo diventare le Giovanna d'Arco della situazione (anche perché Luca vestito come la Giovanna non ce lo vedo proprio)
Per quanto riguarda gli attachi personali non metto parola, però sono stati caro di cattivo gusto.
Non credo che ai telespettatori interessi cosa ci siamo detti durante il confronto sulla puntata dedicata alla donna. Non almeno per quanto concerne i motivi della censura della domanda sulla religione. Sono fatti interni alla Redazione, che internamente sarebbe forse meglio discutere, e non su uno spazio pubblico quale è il blog. Comunque ognuno decide di dire ciò che vuole come e dove gli pare, quindi - per quanto mi è possibile dopo ciò che ho appena detto - rispondo. E rispondo confermando tutto ciò che ha detto Anna sui miei insulti. Li ho detti, ripetuti, e ripetuti ancora. Tutti meno uno: non ho detto ad Anna di essere una raccomandata. Forse ha capito così quando ad un certo punto della discussione ho sottolineato la sua parziale estraneità alla Redazione, il suo porsi – per motivi che il rispetto della privatezza altrui mi induce a non dire – “al di sopra di noi tutti”. Se il messaggio passato è stato quello di un accusa di raccomandazione, mi scuso: non avevo proprio quell’intento. Gli altri però li ho detti, perché questo è esattamente il mio parere sull’atteggiamento assunto da parte di chi ha deliberatamente censurato la domanda sulla religione della puntata sull’8 marzo. E rivendico il diritto di esprimere ciò che penso, a costo di essere offensivo, scurrile, indecente anche. Esiste una sola arma quando il potere abusa della propria natura fino a non lasciare spazio di manovra ed espressione – perché è questa la conseguenza di un divieto a non poter affrontare certuni argomenti quale è stato quello che parte della Redazione ha subito – ed è l’insulto, l’offesa, che smaschera perfettamente, per-quello-che-è, chi soverchia l’altro.E’ questo il meccanismo messo in pratica, per fare un esempio, dalla satira. E’ solo perbenismo e disonestà intellettuale dire che chi insulta passa automaticamente dalla parte del torto. Se il pensiero sul comportamento di una persona è formato da parole insultorie bisognerebbe forse non esprimere quel pensiero? O bisognerebbe forse esprimerlo con altre parole (che però non hanno mai lo stesso significato di quelle che originariamente formavano quel pensiero)? Sì, ci si può attenuare se c’è possibilità di un dialogo e di un confronto. Ma non c’è alcuna possibilità di dialogo dignitoso se una delle due parti mette sul tavolo delle specie di tabù, o dei diktat scarsamente motivati e tenuti in piedi soprattutto da arroganza e abuso di potere.
Al di là di questo, non metto in dubbio che in altre trasmissioni di Bergamo Tv si parli serenamente di religione. D’altra parte serenamente ne volevamo parlare anche noi, tanto che la domanda sul tema religione-diritti della donna nella scaletta originaria era una sola, constatatoria, tutt’altro che spigolosa, e sufficientemente motivata. Ma probabilmente se in altre trasmissioni se ne parla serenamente (ma anche liberamente?) nella nostra non è possibile. La scusante della pertinenza non regge: Sarah Viola è una psicologa, e come tale si occupa anche delle influenze che la cultura ha sulla psicologia dell’uomo, sulle sue dinamiche e sul suo modo di comportarsi in società. Essendo il problema “diritti della donna” un problema di società, ed essendo la religione una componente della cultura di ogni nucleo sociale, la domanda era assai pertinente – spero che tutto ciò che fosse già sufficientemente chiaro alle parti in causa prima di questa mia spiegazione: mi stupirei altrimenti, in particolare per il ruolo che hanno nella trasmissione. Non sarebbe stata invece pertinente se avessimo chiesto alla signora Viola una domanda di stampo teologico, antropologico, mitologico (tutti campi con cui la religione ha a che fare) ma così non è stato.
Il curatore della trasmissione poi può prendere tutto le decisioni che vuole e con un grado di definitività totalmente a suo piacimento. Ma se la decisione non è sorretta da motivazioni (se non un imbarazzante “perché così ho deciso io”) o è sorretta da motivazioni che non reggono al confronto con quelle di chi la domanda l’ha scritta, l’atto di esclusione della domanda è censura, abuso di potere, e chi subisce ha tutto il diritto e il dovere di denunciare. Poi si può continuare a recriminare insulti, offese, anche inesperienza, ma rimane la realtà dei fatti e soprattutto la mancanza nella puntata in onda questa sera di una domanda fondamentale dal momento in cui si decide di affrontare – seriamente (e aggiungo rispettosamente nei confronti delle donne) – un tema simile.
Detto questo, è ovvio che in seguito a queste mie critiche io me ne debba coerentemente andare. Sono stato silenziosamente presente alla registrazione della puntata in questione per non creare problemi di pubblico e di vuoti di sedie a chi si occupa di queste cose, ovvero Elena Perletti, a cui avevo assicurato la mia presenza prima che tutto questo accadesse. Ma il problema è che non me ne posso neanche andare perché, come si dice, il lupo perde il pelo ma non il vizio. E questa volta il vizio non è stato censurare una domanda, ma mandare a casa chi quella domanda – e queste critiche – ha portato avanti. Il mondo, è vero, non si cambia a suon di porconi – almeno non solo: anche se una certa dose di rabbia aiuta a rompere il silenzio, che nella redazione del programma a volte è un po’ eccessivo – ma neanche mandando avanti i parenti lo si migliora granchè. Visto l’andazzo, la prossima volta risponderà mia madre. O un mio cugino.
non so chi sia luca barachetti, ma lo ritengo il più onesto di quanti hanno scritto. Ha il coraggio di dire quello che pensa e di esporsi. permettimi, caro luca, di farti i complimenti da parte di una persona non più giovane che ha vissuto qualche episodio poco piacevole. perderai qualche "amicizia" ma ha guadagnato la tua onestà e a lungo andare tutto questo paga.
un telespettatore
Mi permetto di dire la mia dato che sono stato interpellato da una studentessa che partecipa al programma (mi perdonerà se non cito il nome -non me lo ricordo:(-).
Ora a parte le polemiche e i dissidi io credo che si debba lavorare invece che provocare e fare attivismo, lo si può sempre fare in altri luoghi. Credo piuttosto che si possa arrivare a un 'odiato' compromesso se si cerca di mettersi d'accordo con il conduttore-direttore del laboratorio per quello che riguarda il taglio delle domande. Alla fine mi è sembrato di capire che non dipende da lui il fatto che in questa emittente non si possano toccare certi temi, tuttavia si piò secondo me parlarne usando degli stratagemmi, insomma usare la capa. Di intelligenza siamo dotati un po' tutti -chi più chi meno- per cui credo che si possa arrivare ad un punto di accordo quando si trovi un modo per interrogare un ospite senza dare fastidio ai direttori dei piani alti, ovvero coloro che finanziano il programma.
Da qui ognuni traccia le proprie conclusioni, io non mi permetto di giudicare né di intromettermi in problemi non miei dato che ne ho già abbastanza.
Un saluto
No io invece penso che Luca, che non conosco personalmente ma ho capito chi è, non abbia dimostrato di essere onesto con se stesso ma di essere un gran cafone. Mi spiego: avrebbe dimostrato di essere onesto con se stesso se avesse fatto la scelta di andarsene perchè non si sentiva a suo agio! Ma l'insulto è SEMPRE SEMPRE SEMPRE sbagliato. Non c'ero alla riunione di redazione ma anche se hai ragione, Luca, nel dire che ti sei trovato di fronte un muro e un abuso di potere, pensi di aver migliorato la situazione insultando? pensi di essere stato un interlocutore con cui si potesse parlare? Gli insulti non pagano MAI! e scendi dal pero perchè i tuoi discorsi mi sembrano pieni di belle parole ma poco aderenti alla realtà.
Per Gabriele: nessuno vuole fare dell’attivismo. Nella preparazione delle scalette di altre puntate ho accettato compromessi, com’è giusto che sia in una rete che ha una certa linea editoriale e in un programma che ha un certo target. Ma qui non si è trattato di discutere sul taglio della domanda: la domanda è stata proprio tolta di peso senza addurre alcun motivo plausibile ma solo per abuso di potere. Quindi non si è discusso per arrivare ad un compromesso sul ‘come’ porre la domanda ma si è proprio sradicato il ‘cosa’, ovvero la domanda stessa, ponendo addirittura un divieto lessicale (vietate le domande contenenti parole quali ‘religione’, ‘Cristianesimo’, ‘Islam’). Trovo assai difficile in questo modo arrivare ad un compromesso e riuscire a porre la domanda.
Per Federica: come ho spiegato nell’intervento precedente non sono andato immediatamente via perché chi organizza le puntate contava sulla mia presenza fisica in trasmissione (cioè occupare uno dei venticinque posti che compongono il pubblico del programma). Dalla prossima puntata non ci sarò più. Non sono stato un interlocutore con cui si potesse parlare, almeno non per tutta la durata della discussione sulla domanda, perché di fronte ad un atto di censura bella e buona non vedo cosa ci sia da discutere. L’unica cosa da fare è esprimere il proprio parere sull’atto di censura, ed è quello ho fatto in modo totalmente coincidente con ciò che pensavo, sia a livello di stato d’animo che di concetti. Mi spiace, per concludere, che i miei discorsi ti sembrano poco aderenti alla realtà. Spero però che tu abbia letto tutto ciò che ho scritto. Avendomi appena accusato di un fatto che ho già giustificato si supporrebbe il contrario.
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Ciao Luca,
volevo solo farti notare un'ultima cosa: Elena Perletti ha cercato di porre la domanda in modo diverso ma tu ti sei impuntato dicendo che non era la stessa domanda...quindi non venire a dire che non si è cercato di sistemarla! E' ovvio che la corda quando la tiri troppo si spezza, ma il tentativo, anche se solo da parte di Elena, c'è stato... SINCERAMENTE? a me è parso solo un pretesto il tuo perchè, ripeto per l'ennesima volta, il nostro editore lo conoscete e ti assicuro che è lo stesso dall'inzio della vita sulla terra (visto che l'ha creata lui ahahaha): come ha detto Giamma si sapeva che è così, o lo accetti fin da subito o nessuno ti obbliga non solo a restare, ma anche proprio a partecipare! Non è una provocazione, dico sul serio! Se a me nn piace cosa fa e come lo fa un'azienda non ci metto piede...nel momento in cui ci entro vedo di adeguarmi.
Detto questo cmq io ho finora parlato solo per me e non per Gian, con il quale non è un mistero che sto insieme..
Vedi, io sono molto attaccata a questa trasmissione per quello che mi ha dato! Ti sembrerà assurdo quello che sto per dire ma amo a tal punto il mio lavoro da considerarla una grande palestra di professione, e, perchè no, anche di vita: da quando sto qui sono molto meno netta nelle mie posizioni.
Mi sono defilata dalla classe quest'anno, forse a tal punto da sembrare su un altro piano, per non creare conflitti di interesse e nel rispetto delle mie scelte personali. Ciò che fa male al mondo delle donne, al di là del Cristianesimo al centro della querelle, è lo stereotipo che una donna stia con un suo "superiore" -che poi tale non è- per avere qualcosa in cambio...
Facendo un passo in dietro, questa trasmissione resta in un certo senso una creatura anche mia, o meglio io sono cresciuta con lei!
Sai cosa non ho visto in alcuni, non tutti, ragazzi di quest'anno? L'UMILTA' di ammettere che forse qualcuno che ha più esperienza di te può insegnarti qualcosa.
Io l'anno scorso pendevo dalle labbra di Leandro come professionista (come uomo non ci conosciamo) e anche se cassava o stravolgeva la scaletta -i cazziatoni li abbiamo subiti anche noi- per me non c'erano problemi, anzi, mi fidavo.. Sono una persona profondamente arrogante ma nel lavoro sono una spugna e prendo tutto da tutti! Quest'anno invece ho visto un'attenzione particolare al gossip o al riflettore, con alcune persone che credono di saper fare una scaletta non si sa per quale motivo (io e i miei colleghi veterani ci abbiamo messo 1 anno e mezzo), e molto poco attente invece all'aspetto formativo che ha questa esperienza!
Perchè invece di guardare il contenuto di una scaletta che è opinabile non si guarda alla forma? all'imparare a scriverla? E' come fare dei temini in più a casa che ti servano come esercizio e che non necessariamente devono riportare la tua firma...
Non dimentichiamoci, infine, che il mondo della comunicazione è molto vasto e che questa in fin dei conti è una trasmissione televisiva e, che piaccia o no a noi giornalisti, ha scopi, tecniche, modalità diversi della carta stampata: è così deprecabile imparare una cosa in più invece di opporvisi?
wow...beh...con o senza Baracchetti, con o senza il Cristianesimo come dice la MILVA...the SHOW must go oooon, the show must go oooon...
Quando viene impedito di pronunciare una parola o di citare un concetto è impossibile fare una domanda in cui quella parola o quel concetto sono necessari. Tanto è vero che tutti i tentativi di riformulazione di Elena durante la riunione di redazione hanno partorito domande ben diverse da quella pensata da alcuni di noi. Prendo atto che se quella applicata alla domanda è una forma di censura allora nella politica dell’azienda Bergamo Tv c’è anche la censura, metodo che non pensavo esserci una volta entrato a far parte della redazione. Comunque come ho già ribadito varie volte non farò più parte della redazione, anche perché mi è stato detto di andarmene – sorvolo sui modi e i metodi usati, davvero ridicoli, con i quali mi è stato fatto presente.
L’umiltà, poi, è sempre apprezzabile, ci mancherebbe, però io di insegnamenti su come scrivere la scaletta non ne ho ricevuti. Nessuno appena arrivato mi ha detto si fa così, così e così, ho tentato di farmi un’idea della cosa e ho agito di conseguenza (giusto Elena ha risposto con molta disponibilità ad ogni mia domanda: la ringrazio, ma altri consigli non ne ho ricevuti). Quindi se dovessi fare un bilancio del tempo passato a lavorare a Bergamo Tv non metterei alcuna “formazione” nel senso originale del termine, ma piuttosto un’esperienza “vissuta” che, come ogni esperienza, ha generato in me opinioni, sensazioni e qualche insegnamento, ma comunque “indiretto” e non indirizzato e sistematico come dovrebbe essere quello di un vero laboratorio giornalistico. Spero di essere stato chiaro. Hai ragione a dire che la forma è importante, ma per quanto mi riguarda è ancora più importante la libertà di porre domande, sempre che esse siano pertinenti e rispettose nella forma e nel contenuto – come del resto lo era quella in questione.
Per quanto mi riguarda la discussione con te su questo tema finisce qui, perché non credo abbiamo molto altro da dirci e soprattutto, nonostante i tuoi vari interventi, non mi sembri così vogliosa di confrontarti veramente su cosa sto affermando: basta contare le affermazioni mie a cui non hai risposto e la continua tiritera dell’andarmene che dal primo intervento ripeti. Quindi grazie e buona continuazione nella Classe.
Ho avuto poco tempo per frequentare il laboratorio giornalistico. Studio scienze della comunicazione anch'io, ma non ho partecipato in veste di tirocinante. Tuttavia, facendo riferimento a un minimo di capacità di cogliere aspetti che sono evidenti di per se stessi, e riportando qua e là confidenze e opinioni che mi sono state esposte vis a vis da quanti hanno avuto la gentilezza di spiegarmi i meccanismi di funzionamento della trasmissione e di tutto quel che ci sta dietro, mi sembra di poter affermare una serie di cose che per comodità elenco di seguito punto per punto:
- c'è una tendenza da parte dei responsabili de "la classe non è acqua" ad essere più realisti del re. Non sono molto convinto del fatto che nella puntata di ieri non potessero essere nominate i termini - e le questioni - "religioni, cristianesimo, Islam", per imposizioni "vescovili" (ovvero editoriali). La riprova è che nella copertina s'è parlato non solo di religione, ma persino di streghe, e in chiave positiva! S'è detto che "religioni, tradizioni e superstizioni, sono state ostacolo all'emancipazione femminile".
Ora: se ci fosse davvero un editore così accanito e attento a ogni singola virgola, la testa del conduttore sarebbe sul suo piatto, perché nemmeno negli ambienti del progressismo cattolico si usano lodare le lotte delle streghe per l'emancipazione femminile e del femminismo in genere.
Questo è un fatto.
Dal punto di vista dei contenuti affermazioni del genere non sono in linea con un'oppressiva linea editoriale conservatrice. Le cose, dunque, sono due: o questa linea non esiste, oppure chi dovrebbe controllare controlla male o controlla solo quello che fa comodo a lui, magari perché c'è un antipatia (legittima, per carità) e una prevenzione (idem) nei confronti di chi propone certi temi.
- il rispetto della linea editoriale è obbligatorio per chiunque sia "ospitato" nella struttura di qualcun altro. Ma questa linea editoriale non può essere generica e fluttuante e citata di tanto di tanto quando fa comodo. Dev'essere una cosa chiara a tutti e spiegata a tutti quando entrano in redazione. Se ci sono parole o temi che non si possono trattare - e a me, ripeto, pare non ci siano, dato che anche ieri nella copertina s'è fatto riferimento a tematiche religiose senza problemi - vanno elencate per filo e per segno a chiunque si approcci al laboratorio. Appellarcisi di volta in volta è un po' ambiguo e non del tutto credibile. Specialmente se si dice che di religione non si può parlare, e poi si fa una copertina nella quale si parla male di "religioni e tradizioni" (se il Vescovo ha visto la puntata sarà caduto dalla sedia).
- quando si presentano dei punti da chiarire il responsabile del laboratorio dovrebbe prendersi la responsabilità di spiegare le proprie decisioni al resto della classe. Magari si scrivono delle scalette, e poi queste vengono ribaltate o riarrangiate senza motivazioni apparenti, e senza che vi sia un confronto con chi la scaletta l'ha preparata. Non serve dire che non è correttissimo e che non è rispettoso del lavoro di chi partecipa al laboratorio. La cosa che stona di più però, stona dal punto di vista professionale: se non ci si prende il tempo necessario a spiegare ai ragazzi come mai certe domande non vanno bene, che valore ha dal punto di vista formativo fare pare della redazione de "la classe non è acqua"? I ragazzi che partecipano hanno il diritto di far parte di un laboratorio giornalistico vero e proprio, a una cosa seria, e non a una cosa improvvisata. Mi sembra invece che si sia un po' configurata una situazione "do ut des": "io mi becco i crediti del tirocinio, non sono obbligato ad impegnarmi durante le ore di redazione ma solo a presenziare, e tu hai l'opportunità, in virtù della mia "presenza-assenza", di gestire la trasmissione secondo i tuoi canoni e le tue idee". In quest'ottica il rispetto della linea editoriale, forse, c'è, ma il rispetto per l'università che è convinta di mandare persone a imparare il lavoro di autore e giornalista televisivo e per i ragazzi che vorrebbero un confronto diretto coi professionisti e non solo accumulare esperienze per osmosi, dov'è?
- ho molto rispetto per quello che ha scritto Anna. Io, nella mia breve e nemmeno troppo intensa esperienza giornalistica, ho di fatto avuto due editori cattolici (che talvolta hanno creato problemi sulla linea editoriale, talvolta invece no), e ben comprendo discorsi sui compromessi e tutto quel che ne consegue. Ma a maggior ragioni mi stupisco di questo clima che (e non faccio riferimento ad Anna, ma ad altri, a quel che ho letto nei commenti e a quel che ho sentito in trasmissione) sembra dire: "eh, cosa volete? Purtroppo il nostro editore è il Vescovo". Almeno fate finta di trovarvi bene, no? Anche solo per una questione di forma. Non credo che il Vescovo sarebbe contento di sapere che direttamente o indirettamente lavorano per lui persone che poi su uno spazio pubblico come questo blog affermano neanche tanto implicitamente che avere a che fare con la Curia di Bergamo è un peso o una catena legata al collo.
- in definitiva mi sembra che sia più uno scontro tra concezioni di trasmissione e televisione interni alla redazione, che poco hanno a che fare con la linea editoriale. C'è chi vorrebbe una trasmissione un po' più impegnata e d'approfondimento, e chi la predilige molto easy e d'intrattenimento. Siccome a ogni puntata si esordisce dicendo che "i padroni di casa sono i ragazzi", sarebbe stato giusto che non si fosse rifuggiti da un confronto sulla linea della trasmissione.
un pò più concisi no, eh?
Fabio, ma non verrai più al laboratorio e in puntata?
W LA GNOCCA
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